CAPPELLETTI

CAPPELLETTI I Cappelletti era la regina delle minestre della tradizione romagnola che non mancava mai a Natale.
Questa minestra ha subito molte variazioni nel corso del tempo: una volta si facevano senza carne: il compenso che si preparava la sra prima, solitamente la Vigilia di Natale, c'erano uova, abbondante parmigiano grattuggiato, ricotta oppure raviggiolo e un po' di noce moscata.
Alcuni, come anche la ricetta dei Cappelletti all'uso di Romagna di Artusi, inseriscono anche della carne cotta in padella e battuta fine, magari del cappone o rigaglie di pollo oppure del macinato di maiale.
La sfoglia si tagliava con il ferro delle pappardelle  in listelli quadrati al cui centro si metteva un cucchiaino di ripieno e poi svenivano ripiegati come un fazzoletto da testa, prendendo le punte e schiacciandole a forma di cappello, appunto.
I più anziani ricordano come un tempo le donne di casa, dopo aver preparato sfoglia e ripieno, chiamavano tutta la famiglia per richiudere velocemente i fagottini prima che la pasta si seccasse troppo e rischiasse di spaccarsi..
Nessuno allora si sarebbe sognato di cucinarli asciutti con il ragù: i cappelletti dovevano essere messi in brodo di carne mista, cappone e manzo.
A volte per gioco, se ne faceva uno più grande "e' caplèt de lov", ripieno di sola pasta, che al momento del servizio le donne di casa avevano l'accortezza di servire in uno dei piatti dei bambini per poterlo canzonare.